Frutti della quinta stagione
Paracelso, il grande medico e alchimista rinascimentale, disse: «Chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole non sa nulla dell’uva», un frase che lo psicologo Eric Fromm mise a epigrafe della sua opera più famosa, L’arte d’amare. Perché saper aspettare, saper maturare è alla base della saggezza e di un amore che conosce bene la vita e l’essere umano.
L’uva comincia a maturare nella tarda estate, qui in Toscana adesso sta piegando con il suo peso le viti, che stanno scoppiando di grappoli. Questo tempo, per la medicina cinese, è la quinta stagione. Da dove è spuntata? Dal momento che ognuno degli organi interni, secondo la tradizione, è collegato a una stagione (e a un elemento, un colore, un sapore, una direzione…), la milza si è fatta spazio tra l’estate e l’autunno quasi come, nel gioco dei quattro cantoni, non volesse rimanere fuori… Battute a parte, questa attribuzione ha un valore simbolico importante, perché l’elemento terra, cui la milza appartiene, ha il compito di equilibrare, infatti adesso la secchezza di questa torrida estate comincia a impastarsi con l’umidità, il vento, il freddo e di nuovo il caldo. Praticamente quello che stiamo vivendo ogni giorno, in questo settembre di rovesci.
Rovesci, sì, e non solo del cielo. Chi mi segue o viene da me in studio sa quanto amo mostrare che siamo un microcosmo che rispecchia nel suo piccolo leggi di cerchi sempre più grandi in cui siamo iscritti. Una stagione è per noi anche una stagione della vita, che ad ogni anno ci ripete la stessa lezione, cercando di insegnarci sempre di più, sempre meglio. È il senso di questa rubrica, il cadenzario, che non segue la frequenza martellante dei social, ma lo spazio più lento della riflessione.
La quinta stagione è la fine di un ciclo, è una conclusione, è la preparazione alla vendemmia dei nostri raccolti, alla scelta di cogliere un frutto, di farne un succo e di tramandare in quel succo tutto l’amore di una pianta che va ad esaurirsi. È un tempo in cui anche nella nostra vita si vendemmia, si deve scegliere, si deve tagliare per trasformare alchemicamente ciò che è maturato per mesi in qualcosa che può durare anni. La quinta stagione è struggente.
Per trasformare questo impasto di emozioni ed eventi, serve una grande saggezza, un grande equilibrio, rappresentato nel nostro corpo dall’organo della milza e del suo generoso elemento, la terra. Ci possiamo abbandonare all’amore, ci possiamo abbandonare alla tristezza, ma ogni cosa va poi a sua volta lasciata andare, mitigata da una “scarica a terra“, con la fiducia maturata e acquisita nelle passate stagioni. La misura è la chiave della nostra tempra, il solco in cui seminare. Perché, come diceva ancora Paracelso, «Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto».
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