Tuina dei campi concentrici

Illuminarsi nell'immerso

In novembre, diceva il poeta, sembra che sia «vuoto il cielo», che la vacuità si estenda sotto la superficie del terreno, risuonante sotto i piedi come fosse «cavo». Nel mezzo, si osserva solitudine e «silenzio», si ode soltanto «di foglie un cader fragile». Così intrappolati nelle ore di sole che vanno sempre diminuendo, novembre ci mette di fronte ai nostri vuoti: siamo noi, non le foglie, che a novembre tendiamo a cadere. La fragilità è nell’anima e nel corpo, vulnerabile ai primi freddi a cui non ci sappiamo subito adattare, ancora attaccati a un passato, fosse anche solo quello dell’autunno caldo appena trascorso, che sembrava non finire mai.

Quel lungo e inconsueto caldo ci ha permesso di mettere a dimora piante che nel clima torrido dell’estate non potevamo piantare. Allo stesso tempo ci ha permesso di avviare progetti che, travolti da situazioni improvvise, non avevano trovato spazio. La sfasatura stagionale ci ha dato più tempo. È stata un’anomalia, ma sfruttarla a nostro favore era uno dei modi per “cavalcare” il Drago. Infatti molti dei miei clienti in quest’ultimo mese hanno recuperato il tempo perduto e si sono riallineati con il corpo, ritrovando un buon equilibrio con i cicli del sonno, delle stagioni e della vita.

E adesso? In questo “vuoto” e questo freddo di novembre, tutto segna il passo? Dipende da come si è combattuta la battaglia di quest’anno così speciale. Le ferite che ci hanno segnato, le lezioni che abbiamo imparato si stanno immergendo in profondità e il Drago sta diventando una potente creatura degli abissi oceanici della nostra anima. L’attività onirica diventa intensa, i fenomeni di autodepurazione compaiono spontanei, tutto concorre a fare spazio nell’interiorità, ma per spingere in superficie decisioni e prese di posizione forti.

Molti sono coscienti che, dopo quest’anno, non saranno più gli stessi. Tutto sembra rallentare e fermarsi, ma per molti il cambiamento è già avvenuto: è una luce che proviene da ciò che è immerso e brilla imperiosa in fondo agli occhi. In questo novembre, nel silenzio del «cader fragile» delle foglie, ci sono taciti sguardi che gridano a chi li sa ascoltare: “mai più“… “la mia casa è altrove“… “posso fiorire“… Parole diverse per vite diverse. Tremanti, ma non più fragili.